Amare i nemici
Predicazione su Luca 6, 27-38
Noi cristiani cerchiamo di vivere un equilibrio d'amore che Gesù ci ha indicato: amare Dio, amare il prossimo, amare noi stessi. Non a caso lo chiamo un triangolo: perché non è solo un doppio comandamento (Dio + prossimo), ma una relazione a tre, dove ci siamo io, Dio e gli altri.
Ora, il vertice più famoso di questo triangolo è l'amore per il prossimo. È quello che vediamo più spesso, anche fuori dalla Chiesa: pensate a tutti i volontari che si spendono per gli altri senza nemmeno credere in Dio. Certo, a prima vista sembra che l'egoismo sia più diffuso — e in parte è vero, perché l'amore per sé stessi, quando diventa narcisismo, fa più rumore. Ma l'amore per il prossimo non fa notizia: accade nel silenzio, dietro le quinte, e lo praticano in tanti, anche chi non sa nulla di questo “triangolo” perché non conosce Colui che ne è la fonte.
Il problema è che spiegare l'amore per il prossimo non è semplice. Lo sapeva anche Gesù. Non si può ridurre a una formula teorica, altrimenti rischiamo di sceglierci il prossimo comodo: quello che ci somiglia, che ci sta simpatico, che abita vicino a noi. Per questo Gesù non ci fa un discorso astratto, ma racconta una storia: la parabola del buon Samaritano.
Alla fine, chiede: «Chi dei tre è stato prossimo all'uomo derubato?» E la risposta è chiara: «Colui che ha avuto misericordia». Quindi, il prossimo non lo scegliamo noi. Il prossimo è chi fa misericordia. L'amore per il prossimo e la misericordia vanno a braccetto! Dobbiamo amare chiunque ci mostri misericordia, indipendentemente da dove viene o da quanto ci è estraneo. E allo stesso tempo, diventiamo “prossimo” per chi riceve la nostra misericordia.
Gesù conclude: «Va' e fa' altrettanto». La morale? Dai una mano a chi è nel bisogno, sii tu il prossimo per qualcuno, e scoprirai di essere amato come prossimo. Non è facile, lo so. Ma Gesù sa che dentro di noi c'è un desiderio profondo: esser amati. E ci sfida a vivere questo amore attivamente.
Perché l'amore per il prossimo, per quanto bello, non è la sfida più grande della nostra fede. E neanche tutto il “triangolo dell'amore” ci distingue dal mondo. Gesù stesso ci dice: «Se amate solo chi vi ama, che merito ne avete? Anche i peccatori fanno così!»
Il triplo comandamento (Dio, prossimo, sé stessi) è già una base solida... ma Gesù va oltre. Rompe lo schema. E inserisce una categoria di persone che nessuno vorrebbe amare: «Amate i vostri nemici. Fate del bene a chi vi odia. Benedite chi vi maledice. Pregate per chi vi fa del male.»
Che cosa?! Qui il discorso diventa scomodo. Supera ogni logica umana. Come si fa ad amare il nemico?
Pensate a chi, nella vostra vita, vi ha ferito volontariamente: non per sbaglio, non per incomprensione, ma con l'intenzione di farvi male. Persone senza scrupoli, che hanno danneggiato anche chi amate. Esistono, purtroppo. E davanti a loro, non ce la faccio ad amare come dice Gesù. Al massimo, riesco a non augurargli il male. Riesco a pregare per loro? Forse... ma solo per chiedere a Dio che capiscano il dolore che hanno causato.
Eppure, so che Dio li ama lo stesso. Li ama incondizionatamente, anche se non li perdono. Ma io? Non sono Dio.
Non sto parlando delle delusioni normali della vita: un amore finito, un'amicizia tradita. Sto parlando di violenze, torture, guerre. Ascoltate le storie dei profughi di guerra, delle vittime del genocidio, delle vittime di abusi... e poi venitemi a dire: «Fai del bene a chi ti odia».
Che vuole Gesù da noi? A che scopo ci chiede di andare oltre il triangolo, fino ad amare i nemici?
La risposta è che Lui ci è riuscito. Gesù ha amato i suoi nemici. E noi, in fondo, facevamo parte di quella schiera. Lui sa che è umanamente impossibile... ma anche che con Lui diventa possibile.
E poi, ci sono persone che ci riescono. Pensate a Martin Luther King, ucciso 57 anni fa. Nel suo discorso più famoso, diceva: «Vi sfidiamo: fateci tutto il male che volete. Metteteci in prigione, bombardate le nostre case, minacciate i nostri figli... noi continueremo ad amarvi. Perché alla fine, vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire. Un giorno conquisteremo la libertà, ma non solo per noi: conquisteremo anche voi.»
Come si fa? Noi non siamo Martin Luther King. Siamo persone normali, in una chiesa normale. Eppure...
Guardo il mondo: guerre, miseria, catastrofi causate dall'uomo, sofferenza inflitta ad altri... e vedo sempre la stessa reazione, come una legge fissa: «Occhio per occhio, dente per dente.» e c'è chi va pure oltre, dimenticando che la Bibbia già con l'occhio per occhio limita la vendetta. Ricordate il canto di Lamec? **
La violenza genera violenza, che genera altra violenza, in una spirale senza fine. L'amore per il prossimo, spesso, cura solo i sintomi di questo male. Ma non basta.
Eppure, in mezzo a tutto questo, la gente sogna la pace. Come scrive il profeta Michea: «Fonderanno le spade in aratri, le lance in falci. Nessuno imparerà più la guerra.»
E allora capisco cosa vuole Gesù: Qualcuno deve iniziare. Qualcuno deve rompere il circolo della violenza, non limitandosi a tamponare le ferite, ma interrompendo la catena.
E l'unico modo è amare il nemico. Solo se fai del bene a chi ti odia. Solo se preghi per chi ti perseguita. Solo se dai più di quanto ti viene chiesto. Solo così hai in mano la chiave per un regno di pace.
Non so se ne sono capace. Ma la speranza di un mondo diverso si basa su una verità: Gesù ci ha già mostrato la via. Ha vinto questa sfida. Ha portato un soffio di pace in un mondo violento.
A Lui ci affidiamo, non perché ci chieda l'impossibile, ma perché ci ha dato la forza per provarci. Non ha pronunciato queste parole a caso. Sa che possiamo farcela, anche se sembra una follia.
E questo apre una speranza: per me, per il mondo, per superare finalmente la legge del «occhio per occhio».
Perché qualcuno deve iniziare. E quel qualcuno potrei essere io. Potresti essere tu.
Jens Hansen
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