Intervento per la cerimonia al Passo Rest — 18 ottobre 2025

La Resistenza come testimonianza: memoria, fede e impegno in tempi di nuove ombre

oggi mi ritrovo per la prima volta sul passo Rest sia in chiave “turistica” sia come l'uogo di memoria e di dolore, ma anche di coraggio e di speranza. Ottantun'anni fa, su queste montagne, giovani come Giuseppe Zambon e Armando Facchin, come Luciano Pradolin e Gio Batta Da Pozzo, scelsero di opporsi al nazifascismo non per odio, ma per amore della libertà.

Non furono eroi per caso: furono uomini e donne che, di fronte all'inumanità, seppero dire no, pagando con la vita la fedeltà a un ideale di giustizia. Tra loro, c'erano dei credenti che vissero la fede non come fuga dal mondo, ma come chiamata a trasformarlo.

1. La Chiesa Confessante di Barmen: quando la fede diventa resistenza

Nel maggio 1934, mentre il nazismo consolidava il suo potere, un gruppo di teologi e pastori protestanti tedeschi si riunì a Barmen per dire basta alla sottomissione delle Chiese al regime. La Dichiarazione teologica di Barmen — redatta da Karl Barth e altri — fu un grido di verità in un'epoca di menzogna. Affermava che:

«Gesù Cristo, come è attestato nelle Scritture, è l'unica Parola di Dio che dobbiamo ascoltare, cui dobbiamo obbedire in vita e in morte». E aggiungeva: «Noi respingiamo la falsa dottrina secondo cui la Chiesa potrebbe o dovrebbe riconoscere, al di là e accanto a questa unica Parola di Dio, altre fonti di rivelazione».

Era una sfida diretta al culto del Führer e all'idolatria della razza e della nazione. La Chiesa Confessante — a cui aderì anche Dietrich Bonhoeffer, poi impiccato dai nazisti — scelse di non tacere. Denunciò che il cristianesimo non può essere ridotto a una religione di Stato, né piegato a giustificare l'oppressione. Per questo, molti suoi membri finirono nei lager o al patibolo.

Luciano Pradolin, valdese e partigiano, incarna questa stessa coerenza. Nella lettera alla sorella scrisse: «L'unica cosa che mi sostiene è la fede in Dio e la sicurezza che la mia coscienza è pura e il mio ideale è sacro». Come i teologi di Barmen, seppe che la fede senza giustizia è vuota, e che la libertà è un dono da difendere con gli altri, per gli altri.

2. Il vento freddo del presente: perché la Resistenza ci interroga ancora

Oggi, mentre ci inchiniamo davanti a questi cippi, il mondo sembra scivolare indietro. La guerra è tornata in Europa, i nazionalismi esaltano muri e paure, il razzismo si traveste da “difesa identitaria”, e persino il saluto fascista riaffiora come provocazione o nostalgia. Intanto, le parole paceaccoglienzafratellanza vengono derise come ingenuità.

Eppure, la storia ci insegna che l'indifferenza è la prima alleata della barbarie. I partigiani lo sapevano: quando i nazisti e i fascisti deportavano, torturavano, bruciavano paesi, non si poteva “stare alla finestra”. Oggi, di fronte alle guerre in Ucraina, in Palestina, in Sudan, di fronte ai naufragi nel Mediterraneo e alle leggi che criminalizzano la solidarietà, non possiamo permetterci di voltare lo sguardo.

La Resistenza non fu solo una lotta armata: fu una scelta etica. Fu la convinzione che nessuno è libero finché qualcuno è oppresso, che la dignità umana non ha confini di razza o di fede. Luciano Pradolin e i suoi compagni ci hanno lasciato un testamento: la libertà si custodisce agendo, non solo ricordando.

3. Trasformare l'energia della guerra in energia d'amore

Il teologo Jürgen Moltmann, che da giovane soldato tedesco fu prigioniero in Inghilterra e poi divenne una voce profetica della pace, scrisse:

«Dobbiamo trasformare l'energia criminale in energia dell'amore, la guerra in pace, riscattare l'inimicizia in amicizia e le violenze mortali in forza di vita».

Questo è il compito che ci consegna la memoria del Passo Rest:

Conclusione: la libertà è un cantiere sempre aperto

Luciano Pradolin, prima di morire, scrisse alla madre:

 «In realtà mi dispiace lasciare la vita, particolarmente ora che avevo capito il grande significato».

Aveva capito che la vita vale solo se spesa per qualcosa più grande di noi: la giustizia, la pace, la libertà dell'altro.

Oggi, in questo luogo sacro alla memoria, non siamo chiamati solo a piangere i morti, ma a onorarli vivendo da liberi. Liberi dalla paura del diverso, liberi dall'indifferenza, liberi dal cinismo che dice “tanto non cambia nulla”.

La Resistenza ci ricorda che il futuro si costruisce con scelte quotidiane:

Non è retorica: è resistenza.

Grazie a Giuseppe, Armando, Luciano, Gio Batta e a tutti coloro che qui combatterono e morirono. Il loro sacrificio non sarà vano se sapremo essere, oggi, costruttori di pace come loro furono combattenti per la libertà.

Jens Hansen Mastodon

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